lunedì 28 aprile 2014

Recensione: "Onislayer" di Barbara Schaer

“Onislayer” è il secondo romanzo autopubblicato da Barbara Schaer, dopo “Alis grave nil” che ho avuto modo di leggere l’anno scorso.
Essendo Barbara stata così gentile da inviarmi una copia del suo nuovo ebook per chiedermi un parere, mi sento in dovere di recensire il suo nuovo romanzo, scusandomi per il consistente ritardo con cui sono riuscita a farlo.

“Onislayer” ha in comune con “Alis grave nil” soltanto il fatto di essere un urban fantasy, ma è un urban fantasy molto diverso dal romanzo precedente, destinato a un pubblico di adolescenti. Stavolta siamo di fronte a un romanzo destinato a lettori adulti, che però si distingue dalla media dei cosiddetti “urban fantasy adult”, che generalmente hanno trame in tutto e per tutto simili a quelle degli young adult, farcite con scene di sesso.
Stavolta invece siamo di fronte a qualcosa di diverso: “Onislayer” è un romanzo per adulti perché i personaggi che agiscono lo sono e quindi vivono in situazioni molto diverse da quelle che si incontrerebbero in un romanzo con protagonisti adolescenti.

La trama
Jin è un discendente di un antico clan giapponese (un Erede), che vive negli Stati Uniti. È destinato a diventare Shogun e per farlo deve sposare, Alex, la ragazza di cui è follemente innamorato, attraverso un apposito rituale attraverso il quale un pericoloso demone resterà esiliato all’inferno. Alex, però, fugge alla vigilia del matrimonio, “condannandolo” a sposarne la sorella Beth.
Convinto che Alex l’abbia rifiutato perché non ricambiava il suo amore, Jin è ancora devastato dalla sua perdita a distanza di anni. La rincontra, profondamente cambiata, tre anni dopo la loro rottura, scoprendo che per lei il ritrovamento del fratello Taro è diventata una sorta di crociata personale.
Taro, convinto che lui e la sorella siano la coppia di fratelli protagonisti di un’antica profezia, la cerca a sua volta, perché è convinto che grazie a lei potrà aumentare a dismisura il proprio potere. Per rintracciarla è disposto a tutto, con il suo seguito di potentissimi demoni.
L’incontro tra Jin e Alex non è piacevole per nessuno dei due: entrambi sembrano nutrire un profondo risentimento nei confronti l’uno dell’altra; Jin perché è stato lasciato, Alex perché non è riuscita a dimenticarsi di lui... I due, però, saranno costretti ad allearsi per contrastare Taro e a rimettere in discussione i loro sentimenti.

La struttura del romanzo
Il romanzo è narrato in terza persona, alternando i punti di vista di più personaggi. Questo ci permette di avere una visione più chiara degli eventi e ci fa comprendere meglio le ragioni alla base delle scelte di ciascun personaggio.
L’alternarsi tra un punto di vista e l’altro è gestito a mio parere in modo molto ordinato, senza mai generare confusione.

Mitologia giapponese
Il romanzo è fondato sulla mitologia giapponese, che ne costituisce la base di partenza. Si tratta di una scelta molto originale, che però può mettere in difficoltà il lettore, specie nella prima parte del romanzo, in cui le spiegazioni in proposito sono veramente poche e l’eventualità di essere disorientati da ciò che si sta leggendo è alta.
Mi è sembrato di intravedervi un po’ la convinzione a mio parere comune a molti accaniti lettori di manga che tutti conoscano perfettamente la cultura giapponese e che quindi non abbiano bisogno di spiegazioni per orientarsi.

I personaggi
Nel romanzo ci sono molti personaggi secondari, ma è raro ritrovare qualcuno dopo tanti capitoli e farsi delle domande su chi fosse. Nessuno è solo un nome, tutti hanno una personalità.
È in particolare la personalità dei due protagonisti quella che ho apprezzato maggiormente, in quanto si discostano molto dagli stereotipi.
Jin potrebbe sembrare, in un primo momento, il classico ragazzo tormentato e infelice. In realtà si comporta in modo diverso dai molti protagonisti tormentati e infelici dei fantasy. Jin è un protagonista sicuro di sé, che spesso dimostra una grande fermezza e che non trascorre tutto il proprio tempo a piangersi addosso per la propria infelicità.
Alex si discosta ancora di più dalle classiche protagoniste dei fantasy. Ha l’aspetto e i modi di una “bad girl” ed è effettivamente una “bad girl”. È molto determinata, non ha problemi ad agire in prima persona e, anzi, spesso lascia intravedere che preferirebbe agire in prima persona. Anche lei, nonostante un passato profondamente spiacevole, non è una di quei personaggi che trascorrono tutto il proprio tempo a piangersi addosso.

Valutazione: 4/5
Mi sembra di avere già lasciato intendere che cosa ho apprezzato e che cosa invece ho apprezzato un po’ meno.
In complesso è stata una lettura molto piacevole, che consiglierei (sia a un pubblico femminile sia a un pubblico maschile), sia per la trama molto originale e per lo svolgersi degli eventi, sia per il finale non troppo scontato in cui per una volta non è tutto rose e fiori, sia per i personaggi che si incontrano tra le pagine di questo romanzo.
A livello di contenuti è sicuramente un romanzo più “maturo” rispetto ad “Alis grave nil”, il primo romanzo dell’autrice, che era quasi una “fiaba urban fantasy per adolescenti”. Dal punto di vista della scorrevolezza della trama, però, mi sembra che “Alis grave nil” fosse leggermente superiore, e che fosse più immediato seguire i vari passaggi.

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